IL BAMBINO DISATTENTO E IPERATTIVO

Le maestre dicono che il tuo bambino è sempre in movimento, non sta mai fermo o spesso guarda fuori dalla finestra?

Il bambino sembra non essere mai attento e fatica a concentrarsi, soprattutto quando fa i compiti?

A volte ha difficoltà nel gestire la routine mattutina e “si perde”, per esempio, facendo colazione o si distrae durante le attività più semplici senza portarle a termine?

Potrebbe presentare alcuni dei sintomi del deficit dell’attenzione e/o iperattività, che generalmente sentiamo con il nome di ADHD.

COSA SIGNIFICA ADHD?

È un disturbo evolutivo dell’autocontrollo e si può manifestare con difficoltà di attenzione e concentrazione, difficoltà di controllo degli impulsi e in alcuni casi, ma non è sempre così, con difficoltà del controllo del livello di attività (iperattività).

In generale, questi problemi derivano “dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente.”

Si può parlare di disturbo quando diventa “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”.

LA DISATTENZIONE si manifesta generalmente con:

  • Difficoltà a concentrarsi per un tempo prolungato;
  • Facilità ad essere distratto da stimoli esterni;
  • Riluttanza ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto;
  • Apparente disinteresse e svogliatezza.

L’IMPULSIVITÀ spesso si manifesta:

  • come difficoltà ad organizzare azioni complesse, con tendenza al cambiamento rapido da un’attività ad un’altra e difficoltà ad aspettare il proprio turno;
  • a scuola con la fretta nell’eseguire i compiti senza pianificare le proprie azioni, nel non rispettare le regole e nell’agire senza riflettere sulle conseguenze.

Tale impulsività è generalmente associata ad IPERATTIVITÀ: difficoltà a rispettare le regole, i tempi e gli spazi dei coetanei, difficoltà a rimanere fermo, con il bisogno di muoversi spesso.

Quest’ultima spesso è molto presente nella prima fase di vita di un bambino, ma con la crescita tende ad essere meno evidente.

7 CONSIGLI PRATICI PER GESTIRE UN BAMBINO ADHD:

  1. Fornire istruzioni brevi, chiare e semplici e verificarne la comprensione. Non ha senso chiedere ad un bambino che ha un deficit dell’attenzione di “lavarsi i denti, mettere in ordine la camera e controllare di aver fatto i compiti” contemporaneamente. Piuttosto diamo priorità a una sola di queste richieste e cerchiamo di farci ascoltare anche richiedendo il contatto oculare mentre glielo comunichiamo;
  2. Intervallare il lavoro in pause brevi e frequenti, stabilendo le pause prima di iniziare l’attività e suddividendole in modo che l’attenzione possa durare per il tempo necessario;
  3. Mettere in risalto i punti di forza, esprimendo giudizi positivi come ad esempio: “oggi sei riuscito a fare questo esercizio, nonostante la fatica” piuttosto che terminare la frase con giudizi negativi come ad esempio: “bravo, hai fatto un esercizio, anche se avresti potuto finire tutto”;
  4. Instaurare routine e, se possibile, programmare le attività all’inizio della mattinata. Questo è possibile anche utilizzando dei calendari visivi e planning settimanali che si possono costruire insieme e che diano regolarità e orientamento temporale. A volte è utile fare una lista di cose da fare e spuntarle ogni volta che sono state completate;
  5. Dare regole in forma positiva, piuttosto che in negativa. Invece di dire: “Non alzare la voce”, diciamo “Teniamo un volume della voce più basso”, questo aiuta i bambini a non assumere quell’atteggiamento di sfida che spesso mettono in atto quando ci si pone in maniera negativa nei loro confronti;
  6. Rinforzare azioni positive anche se parziali con sorrisi e lodi, evitando di dire “va bene, ma” ed evitando di usare frasi per far smettere un comportamento negativo come “se la smetti di… ti prometto che..”. Questo è una sorta di “ricatto emotivo” che non rinforza il comportamento positivo, ma piuttosto è limitato alla singola situazione solo per ottenere ciò che è stato promesso. Il nostro obiettivo, però,  è quello di mantenere il comportamento positivo nel tempo;
  7. Ignorare azioni di lieve disturbo soprattutto se messe in atto per attirare l’attenzione o se non sono realmente dannose, perché se diamo troppo peso a questo comportamento si rischia di attivare un circolo vizioso nel quale “se vedo che urlando ottengo ciò che voglio”, sicuramente la volta successiva metterò in atto lo stesso comportamento per ottenere qualcos’altro.

QUINDI MIO FIGLIO è ADHD? COSA FARE?

Spesso capita di sentire genitori che si sentono in colpa per i comportamenti dei propri figli, anche perché altri adulti giudicano tali difficoltà come la conseguenza di una “cattiva educazione”, ma si tratta di situazioni in cui il funzionamento del bambino è diverso rispetto allo sviluppo tipico, per cui è necessario adottare strategie differenti rispetto agli altri e dar loro i giusti strumenti e le giuste strategie per compensare le loro difficoltà.

Per prima cosa, è necessario capire se si tratti effettivamente di un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) o di altro, chiedendo aiuto ad uno specialista che attraverso una serie di Test e indagini cliniche possa confermare o meno tale diagnosi. 

Per informazioni, appuntamenti o curiosità non esitare a contattarmi.

Dott.ssa Carmela Settembrini – Psicologa e Tutor dell’apprendimento